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Comunicare oggi #6

In una parola, #empatia.

Esprimere qualcosa, trasmettere qualcosa a qualcuno, coinvolgere, lasciare un ricordo, essere riconoscibili.
Questa serie di azioni a partire da quella più basica di “esprimere” a quella più strutturata di “essere riconoscibili” rientrano a pieno titolo nel concetto vasto, ma non troppo, del #comunicare.
La verità è che nel bene o nel male il comunicare ha una sola e grande intenzione, quella di mettere in relazione gli individui, dove essere in relazione significa creare un legame.
Catturare l’attenzione, coinvolgere, stimolare emozioni significa ottenere ascolto e ricevere in cambio una reazione da parte della propria audience.
Stimolo-feedback, un flusso che rivela quanto stiamo comunicando efficacemente.

Nel caso la comunicazione si svolga tra persone fisiche, oltre ai contenuti verbali, il linguaggio del corpo gioca una partita importante, in quanto rappresenta un vero e proprio catalizzatore di emozioni e reazioni da parte degli interlocutori: il tono della voce, le espressioni del viso e la gestualità.
Ormai è chiaro, da oggi invece diventa attuale capire come si evolveranno le relazioni, destinate a transitare sempre di più dai canali digitali e sempre meno dalla presenza fisica.

Come vi immaginate lo scenario? Un tantino freddo, forse?
Se non saremo in grado di modificare il nostro approccio ai canali digitali credo proprio andremo incontro a una nuova era glaciale.
Intendo dire che per instaurare una comunicazione efficace saremo chiamati ad approfondire ulteriormente l’analisi dei nostri interlocutori digitali (target, fan, follower, community, collegamenti..), i loro bisogni, i loro desideri, il loro stile di vita e anche i loro timori.
In una parola, #empatia.
Si può costruire un’empatia digitale? Io credo di sì.
Adeguare il linguaggio, creare contenuti sempre più interattivi che prevedano il coinvolgimento del nostro pubblico, stimolare la sfera emozionale, ma soprattutto invitare all’azione che non sarà più soltanto il classico invito “scopri”, “iscriviti” oppure “acquista”, ma immagino un più accogliente invito, come ad esempio “cosa pensi?” “partecipa” “conosciamoci”.
Dopotutto nella comunicazione la distanza (o la vicinanza) non si misura in metri, ma in gradi di ascolto.
[Andrea Fiore]

Empatia

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