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Comunicare oggi #17

Spalle larghe, schiena dritta e sorriso in modalità sempre ON!

Spalle larghe, schiena dritta e sorriso in modalità sempre ON!

Questa la ricetta più preziosa del mio amico ristoratore Fabio Romani dell’omonimo Ristorante a Parma.
Ogni mattina, come sorge il sole, un imprenditore si sveglia e sa che dovrà correre più forte dei DCPM o verrà ucciso. Ogni mattina, come sorge il sole, un imprenditore si sveglia e sa che dovrà correre più forte delle tasse altrimenti morirà di fame. Un imprenditore nel nostro paese deve essere leone e gazzella contemporaneamente. Magari anche un po’ acrobata per aggirare tutti gli ostacoli che incontrerà durante il suo percorso professionale.

E vi sto ancora parlando della routine standard, quella senza cataclismi, apocalissi e pandemie in corso.

Parlando invece di Covid19 è necessario schiacciare il pulsante “ricalcola”.

Sì amici, oggi nel bel mezzo di questa maledetta pandemia, l’imprenditore da leone è costretto a trasformarsi in Leonida, sguainare la spada e lottare con tutte le sue forze come il leggendario Re di Sparta. Ma non potrà mai vincere da solo, e come Leonida nemmeno con i suoi 300 uomini, coraggiosi ma troppo pochi. Quello che serve è un esercito coeso e determinato nel vincere una battaglia lunga e difficile. Ogni soldato chiamato a combattere si sentirà più forte, se può contare su un esercito ben addestrato, fornito di armatura e armi moderne e soprattutto guidato da comandanti competenti, generosi e lungimiranti che sanno mettere in campo le migliori strategie per sconfiggere il nemico.

Perché adesso abbiamo a che fare con un nemico comune, non il nemico dei ricchi (o dei poveri), dei belli (o dei brutti) dei giovani (o dei vecchi). Ci troviamo in una situazione epocale in cui il genere umano ha bisogno di ritrovare motivazione e forza di volontà collettive per fronteggiare un’emergenza che ormai dura da troppo tempo e rischia di metterci come mai prima d’ora gli uni contro gli altri.

In questo momento il nemico si chiama COVID-19, ma ahimè l’esercito di imprenditori ha ben poco di tutto ciò che serve per vincere la battaglia, a parte il coraggio dei 300 impavidi guerrieri di Leonida. Una corazza scomoda e troppo pesante (tasse da pagare), una spada corta e poco affilata (burocrazia), una carenza di addestramento imbarazzante (cronica arretratezza digitale).

Ma ciò che è peggio di ogni altra cosa, è il senso di abbandono da parte dei propri comandanti (Stato).

Invece di mettere in campo le migliori strategie per vincere la battaglia e stare a fianco di noi imprenditori con gesti concreti, lo Stato ci lascia disarmati, disorganizzati, praticamente inermi in balia del nemico. Voglio dire, non serve essere dei visionari per immaginare uno scenario piuttosto incombente in cui l’economia si ferma. Quindi, se l’azienda non riesce più a fatturare, come potrà mai pagare i propri dipendenti e le innumerevoli tasse che arrivano invece sempre puntuali? Secondo voi come potrà mai sentirsi l’imprenditore che guadagna 10 e sa che a fine mese dovrà pagare 50? Ci parlano di soldi destinati alle imprese, ci parlano di cassa integrazione. Se è vero che la cassa integrazione ha dato qualche boccata di ossigeno a noi imprenditori, è vero anche che i dipendenti hanno pagato lo scotto di una burocrazia mostruosa e i ritardi inaccettabili nei pagamenti. Risultato? Dipendenti preoccupati, ansiosi, in difficoltà e giustamente arrabbiati. Secondo voi come potrà mai sentirsi l’imprenditore quando un dipendente gli chiede quando riceverà i soldi della cassa integrazione? A maggio avevamo tutti voglia di ripartire, ci siamo attenuti alle normative, abbiamo messo mano al portafoglio e abbiamo acquistato tutti i dispositivi di sanificazione e protezione necessari, abbiamo digitalizzato al massimo e attivato la modalità smart working dove possibile.

Ma non finisce qui, un nuovo giro di giostra ci aspetta.

Perché ci sono imprenditori che a un nuovo lancio di dadi finiscono sulla casella IMPREVISTI e si ritrovano nonostante tutto ancora al VIA, con nuove e ingenti perdite economiche. Sto parlando degli imprenditori etichettati come “creatori di assembramento”, come ristoratori, baristi, titolari di palestre e centri sportivi, sale cinema e teatri. Peccato però che questa è vita vera e anche molto cruda e non una partita a Monopoli. Imporre una nuova chiusura alle cosiddette attività a rischio che avevano già investito per applicare scrupolosamente tutte le normative imposte, significa rischiare che la loro chiusura sia definitiva.

Ora io mi chiedo, perché in una società moderna e civile se lo Stato obbliga la momentanea chiusura di categorie di aziende, oltre all’obbligo morale di motivare la decisione, non garantisce il sostegno economico a questi poveri imprenditori? Mai come in questi momenti non ci devono essere cittadini di serie A e cittadini di serie B, ma una sola grande famiglia che agisce unita e coesa. Io sono un imprenditore, e secondo voi come mi sento? Mi sento che forse era meglio fare un altro mestiere, magari avrei potuto fare l’attore o il regista e mettere in scena il Don Chisciotte. Cosa dite forse non era meglio? Ah no. Scusate. I teatri sono chiusi.

[Andrea Fiore – Presidente Comunicazione e Terziario CNA Parma]

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