Comunicare oggi #23
Fiore, che accidenti fai nella vita?Quando ero piccolo gli adulti mi chiedevano spesso cosa avrei voluto fare da grande.
Probabilmente avrò dato svariate risposte, forse qualcuna avrà fatto anche ridere vista la mia fantasia nell’immedesimarmi in chissà quale ruolo, magari prendendo spunto da film di fantascienza.
Ora che sono diventato grande, quasi alla soglia dei 50, che un lavoro ce l’ho, la domanda resta la stessa anche se leggermente aggiornata: che mestiere faccio?
Mi prendo qualche secondo per gustarmi le facce divertite nel tentativo di dare una riposta, che il più delle volte si conclude esattamente così:
“Fiore, che accidenti fai nella vita?”
Alcuni amici tagliano corto e dicono che “non faccio nulla”, altri stanno sul generico che non si sbaglia mai e allora vai con il “faccio cose e vedo gente”, un altro addirittura mi ha battezzato “imprendicomunicatore”, che dopo “petaloso” c’era estremo bisogno di nuove terminologie.
Mi sento onesto nel dirvi che non saprei definire con esattezza il mio mestiere, diciamo che sono un imprenditore nel settore della comunicazione. Fino a qualche anno fa, le mie figlie mi chiedevano cosa volesse dire comunicazione e ogni volta ridendo rispondevo: il papà rende belle le aziende dei clienti per far guadagnare loro un sacco di soldi!
Senz’altro ho esagerato nel rendermi un supereroe davanti alle mie bimbe, ma in fin dei conti la realtà non è poi così distante.
Le aziende e i professionisti si rivolgono a noi per svariati motivi, ma tra questi c’è sempre l’obiettivo di ampliare e migliorare la loro visibilità, dal punto di vista dell’immagine (logo, immagine coordinata), dal punto di vista del posizionamento, della comunicazione e delle relazioni digitali (siti web, social media, SEO, campagne sponsorizzate), ma anche del buon utilizzo dei mezzi di promozione tradizionali (riviste di settore, fiere, company profile, brochure).
Attraverso lo studio della creatività, di un piano strategico mirato a individuare i migliori strumenti di comunicazione, affianchiamo le aziende e tutti i nostri clienti nel raggiungere il loro obiettivo principale: aumentare i contatti acquisendo maggiore visibilità.
Il paradigma in teoria non fa una piega, in pratica invece occorre la bacchetta magica di Harry Potter, non sempre ma spesso.
I risultati sperati, o addirittura sopra le aspettative, non arrivano solo perché una mattina il cliente si sveglia e decide di affidarsi a un’agenzia “perché tanto fanno tutto loro e io non penso più a niente”. Sarebbe come iscriversi in palestra e pensare di non muovere un muscolo solo perché abbiamo sottoscritto un abbonamento e magari vogliamo pure perdere 10 kg in due mesi.
Se esigiamo i risultati ci dobbiamo impegnare, abbiamo scelto un percorso guidato da professionisti ma dobbiamo metterci del nostro. I contenuti, per esempio. Mi soffermo un istante sul segmento social media, considerato ancora da troppe realtà una vetrina per esibire prodotti, promozioni e autocelebrazioni senza fornire alcun contenuto utile all’utente, perché “l’importante è esserci”. Per quale motivo un utente dovrebbe seguirci sui social? Per vedere pubblicità? Per prendere atto che ci siamo? Ma anche no, grazie.
La comunicazione sui social è tutt’altro che banale e di certo non basta la presenza e non basta nemmeno dire cose a caso. Per essere sui social ci vuole attitudine, mentalità, fiducia e tanta voglia di accettare le regole del gioco. Il nostro lavoro consiste molto spesso nel creare un’identità social ai nostri clienti e vi garantisco che è un lavoro tutt’altro che veloce, facile ed economico.
Tutto parte dall’analisi di tutte le variabili in campo, il settore merceologico, il territorio, la storicità del cliente, la qualità del prodotto, oltre alla predisposizione del cliente di adattarsi alle nuove tecnologie e modi di comunicare. La creazione del tono di voce, per esempio, richiede ascolto, osservazione, elasticità e tante prove. Un arduo compito che spetta alle mie super colleghe Monica e Valeria che ogni volta si travestono da clienti per scrivere al meglio i contenuti da pubblicare.
L’attitudine verso i social da parte dei clienti. Insisto su questo ultimo aspetto perché è determinante per la buona riuscita del progetto, perché comunicare sui social è un progetto e come tale prevede strategia e pianificazione.
Ecco, in tanti anni di attività abbiamo incontrato clienti che presi dall’entusiasmo volevano spaccare il mondo attraverso i social, ma sparendo totalmente dalle mappe lasciando a noi in “autogestione” i loro profili business.
E allora questa si chiama MAGIA, perché siamo stati, siamo e forse saremo ancora un po’ maghi…
Ovviamente ci sono anche i clienti che hanno capito perfettamente come funziona l’ecosistema social e come si dice sono “sul pezzo” partecipando attivamente a tutte le riunioni, ai brainstorming e fornendo puntualmente i materiali che servono alla creazione e all’aggiornamento del piano editoriale. Un ottimo lavoro di squadra in cui abbiamo creato contenuti divertenti, virali e coinvolgenti, abbiamo cavalcato i tormentoni del momento con azioni di real time marketing e siamo riusciti a creare una brand reputation del marchio percepito come affidabile, fresco, colloquiale e altamente ingaggiante.
Per fare tutto questo, ogni volta dobbiamo entrare completamente nei panni dei nostri clienti, parlare con la loro voce, anzi creare la percezione che sia il brand stesso a parlare e non l’agenzia di comunicazione.
E allora questa si chiama METAMORFOSI, perché siamo stati, siamo e senz’altro saremo capaci di cambiare pelle adattandoci all’ambiente circostante.
E ora veniamo al dunque che sono sulle spine. Ma quindi, tra una magia e una metamorfosi, come potrei descrivere il mio mestiere alle mie figlie?
[Andrea Fiore]